La pizza è sicuramente uno dei cibi preferiti dagli italiani e, insieme alla pasta asciutta, è uno dei piatti rappresentativi della nostra cucina.
La sua storia è molto antica: si hanno sue notizie già a partire dalla fine del Cinquecento, anche se la prima vera “unione” tra pane e pomodoro avviene nel Settecento nell’allora Regno di Napoli.
La pizza a Napoli fu popolarissima e conquistò da subito i sovrani di Casa Savoia, tant’è che la famosa pizza margherita fu dedicata dal pizzaiolo Raffaele Esposito, nel 1889, alla Regina Margherita. Questa pizza rappresentava il vessillo tricolore con il bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro e il verde del basilico.
Fino agli inizi del Novecento questo piatto rimase un cibo prettamente Napoletano e solo dopo, sull’onda dell’emigrazione e della Seconda Guerra Mondiale, divenne un alimento di fama mondiale.
A partire dalla seconda metà del Novecento la pizza ha subito diverse evoluzioni, cambiando volto a seconda della zona geografica di riferimento. A Napoli la pizza è tonda con una pasta morbida dai bordi alti; il suo impasto è costituito solamente da acqua, farina, lievito e sale. La pizza romana è una pizza tonda con la pasta molto sottile e croccante, l’impasto viene prodotto con farina di grano tenero di tipo 00 o 0, acqua, lievito di birra, olio d’oliva e sale in proporzioni tali da rendere l’impasto duro e consistente, tanto da rendere necessaria la stesura tramite il mattarello.
Un caso particolare è quello della Sicilia, in cui la pizza può variare a seconda della tradizione culinaria rurale e si differenzia di molto da quella originale. Nel palermitano è diffuso lo sfinciuni, focaccia morbida con pangrattato, cipolla, caciocavallo e conserva di pomodoro essiccata al sole. A Catania si trova la tipica pizza siciliana, un calzone fritto a pasta morbida con ripieno di formaggio, funghi porcini e altri ingredienti. In provincia di Siracusa si può gustare il pizzòlu, una sorta di pizza tonda farcita. In provincia di Messina vi è la tipica focaccia alla messinese, che viene preparata in teglia con verdure, formaggio, pomodoro e acciughe salate.
Nel 2004 il Parlamento italiano sancisce ufficialmente gli ingredienti, quindi il tipo di farina, di lievito, di sale e di pomodori ammissibili per poter definire automaticamente una pizza margherita e nel 2017 la pizza è stata nominata patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Negli ultimi anni sono nate delle varianti della pizza dovute a diversi tipi di impasto. Oltre all’impasto classico, composto da farina, lievito di birra, acqua, sale e olio extra-vergine di oliva, si sono sviluppati nuovi tipi di impasto che danno alla pizza toni diversi e sempre saporiti. Qualche esempio? L’impasto alla curcuma dona alla pizza un colore giallo oro e un sapore speziato. È ideale per una pizza con le verdure e, come l’impasto classico, è di veloce e semplice preparazione.
L’impasto canapa è noto per le sue pregiate caratteristiche chimiche e nutrizionali ed è molto utilizzato nelle diete contro la celiachia. È apprezzato per la presenza di fibre, vitamine, amminoacidi e altre molecole molto utili all’organismo.
L’impasto venere è realizzato con la farina di riso venere e dona alla pizza un colore scuro e aromatico aggiungendole un sapore insolito. La lievitazione dura 24 ore, per questo motivo la preparazione non è semplice.
L’impasto al nero di seppia rende la pizza gustosa e originale, utile per stupire gli ospiti. Anche per questo tipo di impasto la preparazione è lenta a causa della lunga lievitazione, per questo motivo il suo utilizzo non è comune.
Buona Pizza a tutti!